Gruppo B: PORTONACCIO - PIETRALATA - MONTI TIBURTINI - COLLINA LANCIANI

Il territorio dal fosso della Marranella si estende fino a via dei Cluniacensi e via dei Durantini, confinando a N-E con Pietralata e a S-E con Casal Bruciato. Dal tardo medioevo fino agli inizi del Novecento tutta questa area era divisa in tenute, ed è quella a sud della via Tiburtina, Pietralata dei Vittori, poi dei d'Aste, che dalla metà del Settecento prende il nome anche di Portonaccio. Nome che si conserva anche nel tratto della strada di collegamento con la via Prenestina, appunto via di Portonaccio, che sul finire del 1800 fu costruita ad uso di strada militare di raccordo delle vie consolari del settore orientale di Roma, dalla via Appia antica fino a Batteria Nomentana.
Il quartiere di oggi è "popolato" da edifici intensivi: l'urbanizzazione selvaggia non tenne conto neppure delle molte preesistenze archeologiche. Della vasta necropoli ai lati della consolare furono recuperati, presso via cave di Pietralata, soltanto tre sarcofagi di marmo. Lungo la via Tiburtina, già a partire dall'ultimo quarto del 1800, soprattutto per il forte impulso urbanistico per Roma capitale, fu particolarmente fiorente l'attività estrattiva della pozzolana.
La pozzolana della vasta cava in galleria di Portonaccio, del principe Torlonia, raggiungeva per ferrovia, con partenza dalla stazione allora di Portonaccio (ora Tiburtina) addirittura anche altre regioni.
Questa area, già negli anni Trenta, sotto la spinta del governo Mussolini, la Tiburtina, si caratterizza come area industriale: oltre alla Chimica Aniene, preesistente, nel 1938 vengono costruiti anche capannoni industriali per la lavorazione dell'acciaio - trasformati in teatri di posa (De Paolis) in conseguenza di una legge che vietava l'accentramento dell'industria pesante nella capitale.
Tra via Ottoboni e via dei Cluniacensi c'è la maggiore concentrazione dei resti monumentali di età romana e di edifici storici, mentre quasi più nulla rimane dei sepolcri che si disponevano lungo il lato meridionale della Tiburtina antica.

Nel 1940, la borgata appariva come un grande prato rigoglioso punteggiato qua e là da nuclei di case bianche e rosa, a due piani; dovunque, poi, distese di campi coltivati dagli abitanti stessi della borgata. Erano circa duecento case ed era suddiviso in due zone, dai nomi di due grandi proprietà della zona: Pietralata Truzzi e Pietralata Ranucci.
Zona d'incontro fra contadini e operai, isolata dal contesto cittadino, la borgata assunse una propria identità che aveva i suoi punti di aggregazione nella piazza del mercato, nel cinema, nella parrocchia
e nella Casa del Popolo (costruita nel 1967). Le lotte per la casa e il persistente analfabetismo furono, fino agli anni Settanta, due problemi sociali molto vivi. Il territorio era molto soggetto, sin dagli anni Cinquanta, agli allagamenti, dovuti alla costruzione del piano stradale, al di sotto del livello del vicino fiume Aniene. Quanto all'istruzione, c'era solo una scuola elementare, neppure una scuola media
né alcuna scuola superiore; anzi, c'erano i doppi turni e molti ragazzi interrompevano presto gli studi.
I frequenti allagamenti furono "superati" alla fine degli anni Settanta, con i lavori di rialzamento del piano stradale; opera tuttora visibile nei primi piani delle case, che sono divenuti pian terreni, e in alcuni esercizi commerciali che sono al di sotto di via di Pietralata. Quanto alla formazione, all'educazione dei giovani della borgata, il partito comunista creò, nel 1968, la "Polisportiva Albarossa".
Ma la situazione di disagio culturale restava evidente. Fu abilmente descritto in romanzi e racconti famosi di Elsa Morante, di Alberto Moravia, di Pasolini e da Albino Bernardini, il cui libro Un anno a Pietralata, diede vita al lungometraggio "Diario di un maestro".
Gli unici punti di aggregazione erano un solo cinema, il mercato con la sua piazza, la parrocchia
e la Casa del Popolo costruita nel 1967. All'inizio degli anni Settanta si combatte ancora contro l'analfabetismo, infatti c'è soltanto una scuola elementare, non esiste una scuola media né tanto meno una scuola superiore, ci sono i doppi turni e molti ragazzi interrompono presto gli studi. Si accentua
la distinzione tra la parte alta di Pietralata e la parte bassa (storica), sia dal punto di vista economico
che da quello politico.
Promossa, nel 1961, da suburbio Nomentano a quartiere, Pietralata, sul finire degli anni Settanta cambiò "aspetto". Principalmente con gli interventi sul territorio promossi dalla Giunta Petroselli,
cui si deve, per esempio, il citato rialzo stradale di via di Pietralata, nel 1979. Nel 1990 fu poi inaugurata, nel quartiere, la linea B della metropolitana e in seguito vi sorse l'Ospedale Sandro Pertini. Inoltre,
sul suo territorio è presente la stazione ferroviaria di Roma Tiburtina: la seconda della capitale,
che è anche importante scalo merci nazionale e punto di collegamento tra tutti i mezzi pubblici, compresi i treni internazionali.
Curiosità
Il nome "pietralata" deriva dal latino pietra grande, a causa delle cave di tufo e altri materiali pietrosi. Nella pianta del catasto di Alessandro VII, dle 1660, Patra Lata era delimitata dalla via Tiburtina
e dall'Aniene ed era divisia in quattro tenute, tre delle quali coltivate a vigna e una adibita a pascolo. Anche le vie della vecchia borgata prendono il nome di materiali minerali o vegetali; altre sono dedicate a studiosi di paleontologia, di geologia, geofisica, vulcanologia, oppure a divinità mitologiche romane e greche.

La via omonima, che riguarda Roma, accoglie una stazione della linea metropolitana B.
Presso il Km 7 di via Tiburtina, all'angolo con via dei Monti Tiburtini, c'è una struttura muraria con direzione nord - sud in opera quadrata di tufo: ciò che rimane di una villa rustica, distrutta dalla cava di pozzolana. Monti Tiburtini è una delle zone del Quarto municipio: da Ponte Lanciani, a via Filippo Fiorentini e alla via Tiburtina.

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